IV incontro 2018-19 – 3 febbraio 2019

UN AMORE APERTO AGLI ALTRI

Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed egli disse loro: “Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po’”. Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte.

Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. Sbarcando, vide molta folla e di commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: “Questo luogo è solitario ed è ormai tardi; congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare”. Ma egli rispose: “Voi stessi date loro da mangiare”. Gli dissero: “Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?”. Ma egli replicò loro: “Quanti pani avete? Andate a vedere”. E accertatisi, riferirono: “Cinque pani e due pesci”. Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta. Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzo i pani e li dava a discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono e si sfamarono, e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

Mc 6, 30-44

Estratto dall’UDIENZA GENERALE di PAPA FRANCESCO 
Piazza San Pietro – Mercoledì, 9 settembre 2015

Famiglia e Comunità cristiana 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Vorrei oggi fermare la nostra attenzione sul legame tra la famiglia e la comunità cristiana. È un legame, per così dire, “naturale”, perché la Chiesa è una famiglia spirituale e la famiglia è una piccola Chiesa (cfr Lumen gentium, 9).

La Comunità cristiana è la casa di coloro che credono in Gesù come la fonte della fraternità tra tutti gli uomini. La Chiesa cammina in mezzo ai popoli, nella storia degli uomini e delle donne, dei padri e delle madri, dei figli e delle figlie: questa è la storia che conta per il Signore. I grandi eventi delle potenze mondane si scrivono nei libri di storia, e lì rimangono. Ma la storia degli affetti umani si scrive direttamente nel cuore di Dio; ed è la storia che rimane in eterno. È questo il luogo della vita e della fede.

La famiglia è il luogo della nostra iniziazione – insostituibile, indelebile – a questa storia. A questa storia di vita piena, che finirà nella contemplazione di Dio per tutta l’eternità nel Cielo, ma incomincia nella famiglia! E per questo è tanto importante la famiglia.

Il Figlio di Dio imparò la storia umana per questa via, e la percorse fino in fondo (cfr Eb2,18; 5,8). È bello ritornare a contemplare Gesù e i segni di questo legame! Egli nacque in una famiglia e lì “imparò il mondo”: una bottega, quattro case, un paesino da niente. Eppure, vivendo per trent’anni questa esperienza, Gesù assimilò la condizione umana, accogliendola nella sua comunione con il Padre e nella sua stessa missione apostolica. Poi, quando lasciò Nazaret e incominciò la vita pubblica, Gesù formò intorno a sé una comunità, una “assemblea”, cioè una con-vocazione di persone. Questo è il significato della parola “chiesa”.

Nei Vangeli, l’assemblea di Gesù ha la forma di una famiglia e di una famiglia ospitale, non di una setta esclusiva, chiusa: vi troviamo Pietro e Giovanni, ma anche l’affamato e l’assetato, lo straniero e il perseguitato, la peccatrice e il pubblicano, i farisei e le folle. E Gesù non cessa di accogliere e di parlare con tutti, anche con chi non si aspetta più di incontrare Dio nella sua vita. È una lezione forte per la Chiesa! 

Perché sia viva nell’oggi questa realtà dell’assemblea di Gesù, è indispensabile ravvivare l’alleanza tra la famiglia e la comunità cristiana. Potremmo dire che la famiglia e la parrocchia sono i due luoghi in cui si realizza quella comunione d’amore che trova la sua fonte ultima in Dio stesso. Una Chiesa davvero secondo il Vangelo non può che avere la forma di una casa accogliente, con le porte aperte, sempre. Le chiese, le parrocchie, le istituzioni, con le porte chiuse non si devono chiamare chiese, si devono chiamare musei! 

Rafforzare il legame tra famiglia e comunità cristiana è oggi indispensabile e urgente. Certo, c’è bisogno di una fede generosa per ritrovare l’intelligenza e il coraggio per rinnovare questa alleanza. Le famiglie a volte si tirano indietro, dicendo di non essere all’altezza: “Padre, siamo una povera famiglia e anche un po’ sgangherata”, “Non ne siamo capaci”, “Abbiamo già tanti problemi in casa”, “Non abbiamo le forze”. Questo è vero. Ma nessuno è degno, nessuno è all’altezza, nessuno ha le forze! Senza la grazia di Dio, non potremmo fare nulla. Tutto ci viene dato, gratuitamente dato! E il Signore non arriva mai in una nuova famiglia senza fare qualche miracolo. Ricordiamoci di quello che fece alle nozze di Cana! Sì, il Signore, se ci mettiamo nelle sue mani, ci fa compiere miracoli – ma quei miracoli di tutti i giorni! – quando c’è il Signore, lì, in quella famiglia. 

Naturalmente, anche la comunità cristiana deve fare la sua parte. Ad esempio, cercare di superare atteggiamenti troppo direttivi e troppo funzionali, favorire il dialogo interpersonale e la conoscenza e la stima reciproca. Le famiglie prendano l’iniziativa e sentano la responsabilità di portare i loro doni preziosi per la comunità…

La famiglia ha le risorse per promuovere la comunicazione interpersonale al suo interno e tra i vicini, tra le persone conosciute e quelle sconosciute, fino agli immigrati extracomunitari e non; essa può favorire relazioni profonde capaci di vincere la diffidenza e la superficialità.

SPUNTI DI RIFLESSIONE PER L’APPROFONDIMENTO IN COPPIA E NEL GRUPPO 

  1. Cosa facciamo del nostro tempo libero? Come lo impieghiamo?
  2. Vi sentite parte di una comunità più ampia o faticate ad uscire dal vostro nucleo familiare ? cosa vi impedisce di farlo?
  3. Qual è il vostro sguardo nei confronti della parrocchia in cui vivete: la vediamo più come istituzione, organizzazione burocratica, struttura di solidarietà e beneficenza, agenzia educativa… o è altro?  Come possiamo aiutarla, in quanto famiglie, ad essere famiglia di famiglie?

LA FAMIGLIA BUONA SAMARITANA

La famiglia scendeva da Gerusalemme a Gerico per le vie tortuose della storia, quando incontrò i tempi moderni. Non erano più briganti di altri, ma si accanirono contro la famiglia. Le rubarono la fede, che più o meno aveva conservato, poi le tolsero l’unità e la fedeltà, la serenità del colloquio domestico, la solidarietà con il vicinato e l’ospitalità per i viandanti e i dispersi.

Passò per quella strada un sociologo. Vide la famiglia ferita sull’orlo della strada e disse: “È morta”, e continuò il cammino. Passò uno psicologo e disse: “Era oppressiva. Meglio che sia finita”. La incontrò un prete e la sgridò: “Perché non hai resistito? Forse eri d’accordo con chi ti ha assalito?”.

Infine passò il Signore, che la vide e ne ebbe compassione e si chinò su di lei lavandole le ferite con l’olio della sua tenerezza e il vino del suo amore. Se la caricò sulle spalle e la portò alla Chiesa, affidandogliela, dicendo: “L’ho comprata con il mio sangue. Non lasciarla sola sulla strada in balia dei tempi. Ristorala con la mia parola e il mio pane. Al mio ritorno vi chiederò conto di lei”.

Quando la famiglia si riebbe, si ricordò del volto del Signore e, guarita dalla sua solitudine egoista e dalle sue divisioni, decise di fare altrettanto e di fermarsi accanto a tutti i malcapitati della vita per assisterli e dire loro che c’è sempre un amore vicino a chi soffre ed è solo.

Così venne ripristinata la solidarietà umana: se in ogni volto in futuro, il malcapitato poteva temere di riconoscere i suoi assalitori, ora poteva anche pensare di riconoscere il suo salvatore. Anche nella solidarietà quotidiana tra famiglia può ripetersi questa riconciliazione umana. Ciascuna infatti può e deve testimoniare la presenza affettuosa del Signore.

“Prese i pani, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero”: il dono dell’Eucaristia e degli altri sacramenti.

“Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono e si sfamarono, e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.”